La vera conoscenza è sempre basata sull'esperienza e la conoscenza spirituale non fa eccezione alla regola. Sul Sentiero spirituale, l'esperienza può essere duplice: una è legata alle rivelazioni che provengono dall'alto, e l'altra è legata agli sforzi nelle varie pratiche e ai risultati ottenuti in esse. L'esperienza che deriva dall'attuazione delle pratiche non è molto diversa da quella che si ottiene nei laboratori scientifici nel corso degli esperimenti. L'esecuzione di qualsiasi pratica spirituale o mistica è in sostanza un esperimento che il ricercatore fa su sé stesso. E l'atteggiamento più corretto per lavorare su sé stessi sarà l'atteggiamento di un ricercatore che si sforza di scoprire la verità: la verità sull'impatto della pratica e sui cambiamenti nella percezione, nell'autocoscienza e, in generale, nel suo intero essere, che ne deriva. Proprio come in ogni esperimento, devono essere soddisfatte le condizioni per la sua esecuzione, al fine di ottenere esattamente quel risultato, che è stato ottenuto dai ricercatori precedenti. Pertanto, anche piccole modifiche apportate alla pratica in studio, violeranno la purezza dell'esperimento.
Ho già scritto anche prima, che il seguace spirituale semplicemente segue, il ricercatore - esplora. Il seguace deve credere nei postulati dell'insegnamento ed eseguire i rituali ad esempio un credente religioso; la verità è già stata trovata e lui deve solo attenersi ad essa. Il ricercatore ha una situazione completamente diversa: riceve anche lui una certa verità, ma come un obbiettivo della ricerca, questa verità deve essere sperimentata di nuovo da lui e la conoscenza verbale deve essere sostituita dall'esperienza viva. Il percorso del ricercatore inizia con il presupposto che ci siano alcuni stati che vanno oltre ciò che conosceva in precedenza. Che esiste un altro livello di essere, in cui può vivere una persona, e che ci sono modi per raggiungerlo. Con questo presupposto, inizia il lavoro su te stesso.
Rimanere un puro esploratore all'inizio è molto difficile. La mente per abitudine vuole fede e convinzione a proposito della correttezza del sentiero scelto. La mente genera dubbi e conflitti interni che sorgono perché una persona ha desideri contrastanti: raggiungere, ad esempio, l'illuminazione e diventare ricco allo stesso tempo. Anche tra i cosiddetti "sufi" moderni ci sono "maestri" che affermano di non aver mai visto sufi poveri. Tutti i sufi, dicono loro, devano essere materialmente ricchi. E poi in conseguenza, questi "insegnanti", riducono il loro insegnamento nel "sufismo" per rafforzare la salute e ottenere ricchezza e felicità. Tale schizofrenia, che sostituisce il vero cammino verso Dio, con la ricerca dei beni terreni, si incontra ora continuamente. E sul desiderio di combinare la ricerca di una vita mondana ben nutrita e confortevole, con la ricerca dell'Altissimo, molte persone finiscono in un vicolo cieco. È impossibile andare verso la vita mondana e verso Dio allo stesso tempo. O vai dal mondo verso Dio, oppure vai dal Dio nel mondo. Tutti i tentativi di combinare entrambi questi percorsi portano al fatto che nasce una nuova bugia nella tua mente, perché normalmente il mondo vince su le "aspirazioni elevate".
È raro che qualcuno arrivi immediatamente alla posizione di essere un vero ricercatore: primo bisogna imparare come si fa. Devi imparare come esplorare le radici dei tuoi dubbi e convinzioni, come scoprire i tuoi veri desideri e paure e molte altre cose. Tutto questo si ottiene attraverso la pratica della consapevolezza, che non richiede alcuna credenza in sé stessi, è una pura abilità di dividere l'attenzione. Senza un buon livello di consapevolezza non sarà possibile esplorare l'effetto di altre pratiche, perché i pensieri oscureranno le sensazioni, e la mente con le sue aspettative sostituisce facilmente il reale con il fittizio, dando vita a molte esperienze “spirituali” non esistenti. I sottili cambiamenti nelle energie rimarranno inosservati, o non verrà data a loro la debita importanza, perché la mente umana vuole esperienze vivide ed emozioni forte.
La posizione del ricercatore è neutrale. Ciò che si osserva non si divide in buono o cattivo, è semplicemente osservato, e basta. Questo approccio, tra l'altro, è più efficace se sei seriamente intenzionato a diventare consapevole. Finché ci sono cose che non vuoi vedere in te stesso, considerandole "cattive" e "indegne", rimarranno nascoste alla tua attenzione e la consapevolezza sarà parziale, avendo punti ciechi nel tuo spazio interiore. Finché rimani non imparziale, finché vorrai adattare la soluzione del problema a un'opzione pre-pensata e inventata da te, la tua consapevolezza non sarà completa e l'esperimento non sarà puro.
Un esperimento può essere considerato puro solo quando si rispettano rigorosamente tutte le condizioni per il suo svolgimento. In questo senso, la corretta attuazione delle pratiche è spesso difficile perché il ricercatore non ha ancora imparato a controllare bene la sua attenzione e si sposta continuamente verso la mente. Quindi deve prima imparare a eseguire l'esercizio in modo tecnicamente corretto e quindi, solo quando risulterà come dovrebbe, esaminare il risultato. Spesso le persone provano una pratica, ma non la portano al punto in cui iniziano ad avere successo, non vedono alcun risultato e provano una certa delusione - a volte in sé stessi, ma più spesso - nella pratica stessa o nel percorso in generale che hanno scelto. In questo caso, il fallimento è immediatamente predeterminato dal fatto che le condizioni dell'esperimento non sono state eseguite correttamente.
Certo, ci sono esercizi che, non importa quanto ci provi, non danno alcun risultato, perché sono creati su premesse inizialmente errate - da idee e delusioni della mente. Ma anche qui - se fai tutto esattamente come descritto (cioè conduci un esperimento puro) - allora ottieni esperienza, negativa, ma utile. Ora sai che questo esercizio non funziona e la comprensione del perché non funziona, di solito, arriva più tardi man mano che cresci nell'esperienza di altre pratiche più affidabili. Se non sei in grado di ottenere l'effetto da una pratica che è stata già esiguità da molte persone e dimostrata essere efficace, allora semplicemente non ti stai sforzando abbastanza o non la fai il modo corretto. Per essere più precisi, non è molto importante per te che funzioni, e quindi non creerai in te stesso il potere di intenzione necessario. E finché non imparerai questa semplice verità, avrai sempre pratiche che "non funzionano".
Le pratiche spirituali - sono un lavoro con le energie del tuo spazio interiore. Prima di tutto, ovviamente, riguardano la gestione dell'energia della Coscienza individuale, e poi le energie degli altri corpi. Lo spazio interiore diventa il laboratorio in cui avvengono processi mirati e gestiti consapevolmente di interazione di energie. Lo spazio interiore dell'uomo - è il laboratorio, in cui si compie il Lavoro sia spirituale che mistico. È solo che nelle pratiche mistiche lavoriamo non solo con le nostre stesse energie, ma anche con le energie Superiori, interagendo con la Presenza Divina, sentendo l'effetto della grazia su noi stessi o ricevendo l'impulsi della Grazia di Dio. Nello spazio interiore, impostiamo esperimenti, eseguendo questa o quella pratica, e di conseguenza otteniamo esperienza e conoscenza. Da una esperienza all’altra il livello delle nostre capacità e il livello di comprensione cambiano; quindi le nostre possibilità crescono.
Un gruppo di ricercatori ben funzionante diventa anche un laboratorio in cui sono possibili esperimenti che non possono essere fatti da soli. L'essenza è la stessa: l'interazione delle energie, e poiché l'energia del gruppo è più alta e più complessa, gli esperimenti diventano più complessi e i loro risultati più seri e impressionanti. Lavorare in gruppo offre molte più opportunità per esplorare l'interazione con energie superiori, ciò accelera il progresso spirituale di tutti i suoi membri. L'esecuzione di qualsiasi pratica, in un gruppo ben coordinato, porta a un effetto più forte e profondo.
Se la tua mente è piena di idee e aspettative, può essere abbastanza difficile assumere la posizione di un ricercatore neutro in relazione al lavoro spirituale. Qualsiasi fanatismo - religioso o ateo - è un ostacolo allo studio della Verità, e l'attaccamento a un'idea particolare genera molte delusioni. Il ricercatore deve essere libero da pregiudizi, quindi non deve introdurre nella sua esperienza interpretazioni che provengono da condizionamenti. Tutte le idee sbagliate che esistono nel campo della ricerca spirituale, tutte le teorie assurde e le false descrizioni della natura umana e delle sue capacità sorgono a causa di un'interpretazione errata o molto unilaterale delle esperienze spirituali e pseudo-spirituali. Alcune idee danno vita ad altre idee, e qui non c'è più neanche modo di parlare di alcuna percezione della Realtà più alta.
Molti iniziano come seguaci, ma possano diventare gradualmente ricercatori, giustamente se c’è il processo e volontà di evidenziare il vero bisogno in sé stessi e capire l'insensatezza di esecuzione di azioni rituali immutabili. Ogni persona che ha un forte bisogno interiore di ricerca della Verità, alla fine diventa un vero ricercatore, poiché si libera da dogmi, pregiudizi e delusioni. La purificazione stessa da essi è impossibile senza un esame preliminare della propria mente. Perciò chi percorre il Sentiero, diventa sempre un ricercatore, perché il Cammino stesso richiede anche la propria ricerca.
Il laboratorio dei mistici, per esempio, di quelli che seguono la Volontà di Dio - diventa la realtà circostante. Invece dei mistici, che sono saliti al livello di sperimentare realtà superiore e hanno raggiunto lo stadio finale del Sentiero Sufi, a volte possono usare il mondo intero come il loro laboratorio. Ma questo, come ha scritto Idries Shah, è "un segreto che nasconde sé stesso". E per questo non ne parliamo.