Tra i novantanove nomi di Allah c'è il nome "Al-Haqq" - il Vero. Degli altri significati che vengono rivelati al ricercatore durante la pratica di ripetere questo nome, uno dei principali è il significato di "vero", che significa - realmente esistente. L'affermazione della realtà dell'esistenza di Dio sta al cuore alla maggior parte delle religioni, ma senza che la propria esperienza (esperienza del ricercatore) confermi la sua realtà, i dogmi religiosi valgono poco.

I nomi di Dio, come sapete, riflettono i Suoi attributi, cioè le qualità che Egli possiede. È chiaro che un numero limitato di nomi non copre tutte le Sue qualità, ma una persona per propria natura non è mai in grado di abbracciare completamente tali qualità - né a livello del suo essere, né a livello della sua mente limitata. I nomi "Testimone" e in parte "Luce", riflettono l'attributo di Dio, concesso a ogni essere vivente: la Coscienza. La coscienza è testimone di tutto ciò che accade a una persona, e se lei segue la Via, allora è la Coscienza che testimonia la verità dell'esistenza del Supremo.

Quando pratichi dhikr con il nome "Il Vero", dopo un po' inizi a notare che la qualità della tua auto-percezione sta gradualmente cambiando. Nello spazio interiore c'è una certa nuova “densità”, una nuova energia che rende più manifesta la tua realtà. Come se l'affermazione "Io sono, io esisto" cominciasse a risuonare dentro di te e tu riferisci inizialmente tale attributo a Dio ma in parte tale affermazione inizia a lavorare dentro di te definendo e rafforzando anche il tuo essere e la tua presenza. La qualità della verità comincia a manifestarsi in te stesso, e tu diventi capace meglio di prima a distinguere la verità dalla falsità - nelle parole e nei testi che pretendono di possederla. Lavorando con gli attributi di Dio, il ricercatore non li acquisisce nella loro interezza, ma ciascuno di essi influenza il suo stato, trasformandolo in una certa misura. Gli attributi divini possano essere ottenuti dal sufi solo allo stadio del Sentiero, chiamato “lo stadio dell'essere in Dio”, e primo di ciò può conoscere solo le loro qualità attraverso la pratica del dhikr. Ogni attributo ha le proprie qualità e concentrandosi sulla ripetizione di un nome particolare, una persona inizia a sentire le manifestazioni delle sue qualità nel proprio essere. Pertanto, la pratica del dhikr è inestimabile per coloro che vogliono toccare, anche se in misura molto piccola, la realtà dell'esistenza di Dio.

Naturalmente, ci saranno sempre degli scettici che vedono la pratica del dhikr solo come un'altra forma di autoipnosi, dicendo che la ripetizione di una parola che abbia un certo significato influenza la mente, creando l'illusione di cambiamenti interni. Ci sono sempre scettici e alcuni non si fidano della religione, mentre altri non si fidano della scienza. La sfiducia basata sul pregiudizio - cioè sul condizionamento - è una cosa naturale e non richiede alcun sforzo ai suoi proprietari, quindi ci sono sempre molti scettici. L'esperienza è molto più “impegnativa”, ma mostra che l'effetto del dhikr non può essere in alcun modo spiegato dai giochi della mente con sé stessa. La mente influenza il corpo eterico e fisico, il che è ben illustrato dall'effetto, ad esempio, di affermazioni curativi di Georgy Sytin (il metodo si basa sull'influenza della parola sullo stato somatico e psico-emotivo durante l'ascolto di espressioni speciali). Ma l'energia qualitativa degli attributi di Dio ha una natura diversa, non correlata alla capacità della mente di indurre allucinazioni su sé stessa. Qualsiasi cercatore che è riuscito a prendere coscienza dei movimenti della sua mente può facilmente vederlo. Nell'autoipnosi, la mente stessa, il suo stato, cambia prima di tutto. Quando la qualità di un nome si manifesta nell'essere di una persona, questa avverte la presenza di una nuova energia, una nuova forza dentro di sé, ed essa non è in alcun modo connessa con l'attività della sua mente. È una forza che è entrata dall'esterno e non sorta dall'interno; non viene dalle risorse interne di una persona e non si genera dalla sua mente.

Lo scopo, per il quale l'azione viene eseguita, crea un'intenzione direttamente correlata ad essa (=motivazione). Quando il ricercatore inizia a ripetere il nome di Dio, intende entrare in interazione con Lui. Quando una persona si siede a meditare per calmare la sua mente, allora la sua intenzione è quella di ottenere un effetto terapeutico e per questo si limiterà ad esso. La mente, ovviamente, partecipa alla formazione dell'intenzione - e non c'è modo di farne a meno. Dopotutto, è la mente che funge da motore dell'attenzione. Attraverso la mente, possiamo dirigere la nostra attenzione verso l'interno, verso l'esterno o verso un punto specifico del corpo. Ebbene, l'attenzione è una funzione della Coscienza, e l'effetto dell'esercizio non si ottiene grazie alla mente, ma grazie all'interazione dell'energia della Coscienza con l'oggetto a cui è diretta. Nel caso del dhikr e della preghiera, questo è un appello alla Presenza Divina, che risponde all'intenzione e alla necessità di una persona in tale interazione. In esso si ottiene una risposta alle preghiere e la pratica del dhikr porta un effetto che non dipende né dalla mente, né da altri corpi ed energie di un essere umano.