La comunicazione ordinaria avviene a livello dell’ego, non esiste altro modo. Il silenzio in una compagnia diventa presto pesante, perché introduce incertezza nella mente dei presenti e crea una certa tensione generale. Per questo devi parlare, per non creare tensione in altri e dimostrare a tutti che non hai cattivi pensieri su di loro. La comunicazione si trasforma in un rilascio di tensione della mente e una dimostrazione dell'ego, con tutti i suoi trucchi compensatori. Ora immagina una persona che non ha motivo di parlare, perché non ha né tensione nella sua mente, né un bisogno egoistico di autoespressione. E non ha praticamente nulla da riferire su sé stesso, perché non è preoccupato per i problemi sociali e mondiali, che preoccupano gli altri, e la sua vita esterna è piuttosto ordinaria, e la sua visione della situazione del suo stato interiore non può essere adeguatamente accolta dagli altri, anche se lui cercasse di spiegarlo.

Parla al bambino del sesso e sarà scioccato e forse subirà uno psicotrauma. Dì a una persona piena di desideri che è possibile vivere senza di loro; parla a una madre preoccupata per i suoi figli, della vita senza attaccamenti e relazioni - e vedrai che la loro reazione sarà piuttosto dura. E considereranno le tue parole come vuoto vanto o presa in giro. Parla a un ateo dei miracoli e sarai tu preso in giro. Spiega a un ricercatore, cosa e perché gli impedisce di raggiungere il suo obiettivo, e nel migliore dei casi, non ti capirà, e nel peggiore dei casi, non ti crederà o si arrabbierà. Puoi parlare, solo quando una persona è pronta ad ascoltare e percepire ciò che hai da dire, e anche allora non è certo, che sarai in grado di trasmettere alla persona l'essenza di ciò che vuoi trasmettergli.

Le persone in sé stesse non vedono le cose più semplici, non conoscono le ragioni delle loro reazioni e vivono nella realtà di false idee su ciò che sono. Portano dentro di sé molti veli che li separano dalla Verità e Realtà di Dio. Ci sono veli di emozioni, desideri, idee e reazioni della mente inconscia. Ci sono veli di percezione non sviluppata, veli di stati alterati e veli di identificazione. E il problema principale non è nemmeno che questi veli esistano, ma che la gente non sa nulla su di essi, considerando questo una vita normale e l'unica possibilità è che un velo ne sostituisce un altro. Inoltre, il progresso tecnologico e l'orientamento dell'uomo verso la crescita dei consumi, contribuiscono all’apparire dei veli, che nemmeno esistevano cento anni fa. Un forte esempio sono i giochi per computer e altre realtà virtuali, in cui una persona può staccarsi anche dalla realtà quotidiana ordinaria e dimenticare completamente sé stessa. Questo non è più nemmeno un velo, che crea un'illusione, ma un intero mondo illusorio.

Dal punto di vista della piena consapevolezza, ogni stato con quale ti identifichi è un'illusione, un offuscamento. Sei arrabbiato: la tua mente è entrata in uno stato alterato in cui percepisci la realtà circostante in un modo “speciale”” in quel modo e non in un altro”. Sei felice - e succede la stessa cosa, ma con il segno opposto. L'essenza della situazione non cambia, perché sia ​​la rabbia, che la felicità, diventano veli che chiudono la tua percezione della realtà. Ti sei identificato con il desiderio: la tua mente è offuscata. E poiché è la mente che elabora, filtra e valuta le informazioni provenienti dall'esterno, esse saranno distorte. Finché non hai raggiunto un alto livello di consapevolezza, vivi in ​​un cambiamento costante da un'illusione della mente all'altra. Osserva te stesso, i tuoi sbalzi d'umore, e come a seconda di essi percepisci il mondo e le persone intorno a te, e capirai. Per far giungere qualcosa alla tua mente in una forma non distorta, devi prima portarti in uno stato più o meno ricettivo, il che è quasi impossibile se tu stesso non lo desideri. Pertanto, è necessaria una formazione, in cui il Maestro lavora con i veli dell'allievo e la sua percezione, e lo stesso fa anche lo studente su sé stesso, eseguendo pratiche e sforzandosi di prendere coscienza di sé.

Con coloro, che non lavorano su sé stessi, puoi parlare in diversi modi. Ad esempio, puoi affrontare la loro insoddisfazione, indicandone le cause. Cioè, spiegare loro le cause della loro sofferenza e i modi per sbarazzarsene, incoraggiando così le persone a voltarsi verso l'interno e iniziare a lavorare con attenzione. La maggior parte dei Maestri usa questo metodo, perché può essere usato per trovare coloro che sono veramente pronti per iniziare il percorso di liberazione dalla sofferenza. È così bello immaginare e proporre il Sentiero spirituale, sul quale la pratica della consapevolezza in linea generale è sufficiente.

Puoi anche parlare con le persone dalla posizione di soddisfare i loro desideri, descrivendo come posano trovare la felicità e la beatitudine eterna. Questo è il solito approccio di tutti i tipi di falsi maestri, venditori di sogni e manipolatori di spiritualità. Colui che sa, non giocherà mai sui desideri umani, perché allora da lui verranno le persone che vogliono la felicità, e di regola persone del genere, non sono pronte a lavorare seriamente su sé stesse. Perché la loro idea di felicità è sottilmente associata a una mancanza di sforzo, a una vita facile.

Puoi dare alle persone una certa conoscenza in una forma che è più facile per loro percepire, come fanno, ad esempio, nelle loro storie, i sufi. È possibile anche scrivere libri, che presentino materiale didattico direttamente, senza trasformarlo in una forma sofisticata come le storie Sufi. Sia le storie, che i testi didattici, possono suscitare nelle persone un desiderio di qualcosa di superiore, spingendole alla ricerca. Ma questo metodo agisce principalmente su coloro, che sono già internamente maturi per questo. E non dimentichiamo, che l'effetto di presenza dei veli nelle persone, funziona in modo tale che a volte loro traggono conclusioni dalle storie e da testi didattici opposti all'essenza e al contenuto di ciò che si legge. Il che, di conseguenza, alimenta le fantasie e porta all'emergere di nuovi veli.

Puoi anche provare a dare la Verità direttamente alle persone. Questo di solito si può fare in due forme: o scrivendo i testi mistici, o esprimendo la Verità nei termini più semplici possibili. Ogni approccio ha i suoi pro e contro. I testi mistici ci permettono di dare un'immagine più profonda della Genesi, delle leggi della Creazione, della percezione del Divino e persino della natura di Dio. Più alto è il livello del mistico che ha creato il testo, più forte è il suo impatto sul lettore in termini di influenza dell'energia della Luce. Cioè, tali libri risvegliano l’aspirazione e il desiderio e spesso trasformano le persone in veri ricercatori. Ma naturalmente, ci possano essere effetti collaterali anche in questo modo di trasmissione, quando ad esempio, sulla base di un testo mistico, si costruisce una filosofia, una speculazione mentale che nasce dal testo mistico ma che evira il suo messaggio originario, introducendo molti falsi significati e creando un altro velo nella mente delle persone.

È noto, che la comprensione corrisponde sempre al livello dell'essere di una persona, cioè al grado della sua maturità e alla qualità della sua esperienza. Naturalmente, una comprensione più sottile e accurata di qualsiasi testo, dipende direttamente dalla conoscenza del contesto culturale in cui è stato creato. Ma nel comprendere le verità superiori, formulate in una forma molto semplice, tutto ciò non aiuta affatto. Ad esempio, ti viene detto: Dio è Amore. Questa è l'espressione di una specifica esperienza mistica che solo il mistico può comprendere, e che non ha alcun legame con alcun contesto culturale. Ma la tua mente può collegarla con i vangeli e con molte altre fonti che dicono qualcosa di simile, quindi con qualcosa connesso con la tua cultura. La tua mente costruisce un'immagine che diventa per lei, per così dire, più comprensibile e persino piacevole ma con la frase "Dio è amore" la mente non ha nulla a che fare perché questa espressione nasce da una osservazione, da una esperienza mistica e non da una affermazione mentale connessa con l’ambito culturale e di conoscenze di chi la dice e di chi lo ascolta. Puoi prenderne atto, annuire pensieroso e continuare a vivere come prima, perché di per sé questa frase non ti dà nulla. Affinché quella frase riceva un contenuto comprensibile, è necessario avvolgerla con interpretazioni e conclusioni filosofiche seriose, ma che dal punto di vista della Verità, non avranno senso. Per comprendere veramente un'esperienza mistica, devi attraversarla con la tua stessa identica esperienza. Qualsiasi speculazione mentale sulle espressioni delle intuizioni mistiche, non è altro che una distorsione e l'introduzione di nuovi significati in esse, che originariamente non esistevano. Si può, per esempio, cominciare ad esaltare l'amore terreno, legandolo in qualche modo alla natura di Dio. Puoi cercare le manifestazioni dell'Amore Divino nella vita delle persone, ma se non sei un mistico, le inventerai invece di trovarle. Ecco un'altra frase che riflette la visione della Verità: "Tutto ciò che viene fatto e accade nella tua vita è sempre per il tuo meglio". Un mistico, che ha raggiunto un livello elevato, direttamente vede in questa frase la verità. Vede come la linea “del Disegno di vita” del destino di una persona si stia srotolando in modo stravagante e come gli eventi tristi preparino il terreno per un nuovo sviluppo e avanzamento lungo il Sentiero. Per un mistico questa è una realtà, per la gente comune è un modo di autoconsolazione. Dire a te stesso: "Tutto ciò che viene fatto e accade nella tua vita è sempre per il tuo meglio" significa perpetrare una forma di speranza per te stesso in una situazione in cui in realtà non puoi più fare nulla. Questo è un uso utilitaristico della Verità, che trasforma la religione in "oppio del popolo". D'altra parte, devi o rimanere in silenzio o essere preparato al fatto, che qualsiasi espressione della tua esperienza, della tua realtà, sarà fraintesa e non compresa. Per questo, la maggior parte dei mistici propone alle persone di fare la propria esperienza della Verità, senza fare chiacchere a vuoto, ma poche persone sono davvero pronte per questo. Pensare alla Verità, assaporando il piacere intellettuale di “scoprire” i suoi nuovi significati, è molto più facile che percorrere il Sentiero per sperimentarla. Il divario, tra l'esperienza dei mistici e la riflessione mentale sulle parole che la esprimono, è insuperabile.

Si racconta che quando il Buddha raggiunse l'illuminazione, gli Dei scesero dal cielo e iniziarono a chiedergli di presentare la sua esperienza alla gente. Allora il Buddha rispose a loro: “Per coloro, che vivono nell'oscurità dell'ignoranza, la mia esperienza è inutile, perché non la capiranno e non potranno usarla. Per coloro che si sono risvegliati, la mia esperienza è altrettanto inutile, perché sono giunti esattamente alla mia stessa esperienza del risveglio.” Allora gli Dei gli ricordarono coloro che sono nel “mezzo”, coloro che hanno già realizzato la loro ignoranza, ma non sono ancora giunti alla Verità. Qui il Buddha non aveva nulla da contradire, e concordò, che per questa piccola percentuale di persone, probabilmente qualcosa doveva essere raccontato. Sono passati migliaia di anni, ma i mistici continuano a parlare della Verità esattamente per lo stesso motivo: per coloro che hanno già perso la falsa pace dell'incoscienza, ma non sono giunti alla pace, che porta la Luce della Verità. Ce ne sono pochi in un dato momento, ma ci sono sempre persone del genere.