Ci sono persone che si trovano nel regno della ricerca spirituale per errore o per caso. Questo accade quando una persona è attratta dalla lettura spirituale e dà gli esercizi sotto l'influenza di qualcuno altro che è già tutto preso dalla ricerca ed è pieno di entusiasmo. In questo caso, il nuovo cercatore continua a fare sforzi finché rimane sotto questa influenza. Se, per qualche motivo, il ricercatore rimane deluso da chi lo ha condotto alla ricerca, cessa immediatamente di vedere il significato nei suoi studi e sforzi e più delle volte torna alle sue posizioni originali, non cambiando affatto.
Allontanandosi dalla ricerca, una persona del genere avrà esattamente lo stesso atteggiamento nei confronti della ricerca, che avrà dopo essersi separato da colui che lo ha ispirato: da ironico-beffardo a indifferente. Escludendo la ricerca dalla sua area di interesse, non perde nulla, perché inizialmente la ricerca non era la sua ricerca. Questo è stato un tentativo di condividere la passione di una persona premurosa, dimenticando per un po' le proprie. Non appena la relazione cambia, l'ex cercatore ricorda immediatamente che ha obiettivi più importanti e gratificanti nella vita.
La situazione è un po' diversa per coloro che hanno già sentito il gusto portato dal lavoro su sé stessi, derivante da cambiamenti nel proprio essere. Le difficoltà compaiono quando già sanno qualcosa, si sentono diversamente, ma all'improvvisamente, con tutta l'ovvietà, scoprono il fatto, che volevano qualcos'altro fin dall'inizio. Cioè, vedono che hanno commesso un errore nello scegliere il modo per realizzare i loro desideri. Sulla carta la scelta della via spirituale per realizzare i loro desideri sembra facile e semplice, ma in realtà nella psiche del cercatore si verifica una scissione, che potrebbe non essere compresa affatto da lui. Gli sforzi da lui compiuti non portano risultati visibili, anzi, sente che non danno nessuno risultati. Tuttavia, non si sente disperato, si sente irritato. Comincia ad essere infastidito dalle richieste presentate agli studenti, se è impegnato con il maestro; se va da solo, il rifiuto si estende ai libri di cui si fidava prima e agli esercizi progettati per aiutare lungo la strada.
Quando una persona è impegnata in un'attività che non gli piace, accumulerà sicuramente la rabbia. Se l'occupazione non amata richiede uno sforzo, la rabbia crescerà con ogni nuova azione. E poi arriva un momento in cui la rabbia non può più essere soppressa, acceca il ricercatore e smette di lavorare, usando la prima scusa disponibile. Ora è libero di realizzare altri desideri, ma per non sembrare un fallito, ha bisogno di dichiarare pubblicamente, che il percorso lungo il quale si stava muovendo, non porta da nessuna parte. La situazione è ancora peggio, quando una persona sa per certo, che la trasformazione del proprio essere è possibile, comunque lascia il sentiero dove però ha già sperimentato qualcosa... In questo caso, il ritiro è un rifiuto della possibilità e la vittoria dell'ego, con il suo desiderio di realizzazione attraverso le cose esterne. In realtà, questa è una vittoria per la propria natura inferiore, animale, che lascia una ferita all'interno. In una situazione del genere, l'ego umano ricorre al modo preferito di autoaffermazione: la negazione. La negazione della possibilità di cercare è accompagnata da un flusso di bugie e favole che "confermano" l'esperienza del rinunciante. Più profonda è la ferita formata, più forte e arrabbiata la persona nega il suo percorso precedente -mettendo in cattiva luce coloro che sono rimasti sul percorso definendoli falsi.
Poiché tutto in questo mondo ha un'ombra, la situazione di una persona che è uscita da una setta totalitaria sarà più o meno identica a quella descritta sopra. Colui che ha lasciato una setta parlerà dei metodi coercitivi per controllare la coscienza degli adepti, che sono approssimativamente gli stessi in tutte queste organizzazioni. Colui che invece lascia il vero Sentiero, di regola, si concentra sul criticare le qualità personali del leader e dei suoi studenti. In ogni caso, se qualcuno vuole capire questo problema, capirà la differenza.
La negazione delle emozioni ci priva dell'opportunità di lavorare con esse, la negazione di noi stessi ci rende incompleti, la negazione della vera strada ci porta sulla strada sbagliata. La menzogna non soddisfa, crea l'illusione della soddisfazione. Tutti coloro che vivono nella menzogna si degradano gradualmente, questa è la legge inevitabile dell'Essere. Felici sono dunque coloro, che nel processo di ricerca della Verità, scoprono le vere ragioni dei propri desideri e dopo averle apprese, sono soddisfatti. Invece, infelici sono coloro, che preferiscono la ricerca della soddisfazione del proprio ego e dei suoi desideri, alla ricerca del Divino, poiché entrano in un circolo vizioso che non porta mai ad una vera soddisfazione in quanto l’ego non è mai soddisfatto.